>Gli armadi blų sono quelli dove sono stati ritrovati i quaderni/diario

>di Marguerite Duras,

>adolescente: quello rosa che raccoglie i ricordi del periodo vissuto in

>Cambogia durante la guerra (citare l'anno)  quello beige i ricordi

>dell'estate 1946 trascorsa in Versilia.

>Myriam si č ispirata a questi diari per illustrarci il suo lavoro che

>gioca spesso sul filo della memoria, davanti a noi un armadio reale ed

>uno virtuale entrambi contengono vestiti dipinti su piccole tele

>quadrate. Sono la produzione pių recente dell'artista:

>abiti femminili a volte appena

>accennati, a volte riccamente decorati, a volte grigi o bianchi o neri,

>a volte colorati.

>E mentre una lettrice ci propone alcuni brani della Duras vengono

>proiettate immagini di donne e paesaggi cambogiani alternate a riprese

>delle opere dell'artista, la videocamera indugia sui particolari che ci

>svelano un modo di dipingere spesso stratificato dove la delicatezza

>dei colori si armonizza con la compatezza della materia. Le immagini

>scorrono e Myriam compie l'azione di spostare le sue tele da l' armadio

>virtuale a quello reale e viceversa quasi un voler fare emergere dal

>passato situazioni e persone ed esperienze ; perchč i suoi abiti

>contengono ancora memoria di chi li ha indossati, delle storie che

>hanno vissuto, dei libri che hanno letto. Ed č una memoria tipicamente

>femminile, atta a custodire gelosamente la propria intima storia che si

>mescola alle storie degli altri .

>Lo vediamo in particolare nell'ultima parte dei brani letti e delle

>immagini che scorrono:

>quelle di una Versilia in bianco e nero e di filmati Luce alle quali si

>contrappongono ancora immagini di Myriam che passeggia solitaria negli

>stessi luoghi concentrata, forse, a ripercorrerne ed introiettarne la

>memoria.

 di Luciana Schinco